mercoledì 23 ottobre 2013

Quell'Azzurro


Chi è Emma?
Esiste o come un Cielo Azzurro in una pozzanghera di pioggia si riflette, ma lontana e intoccabile, sta?

Penso, dopo il livello del terreno già siamo nel Cielo.
   Questo è già Cielo.
Emma è quell'Azzurro, che non teme d'essere Azzurro. Quel che è.

E quando la Nebbia, copre quell'Azzurro, in quel Momento, passa una Cadillac Azzurra e la guardo. Appoggiata bicicletta, resto.

Sono fatta di rame, devo solo invecchiare.
Il rame, quando ossida, diventa azzurro.

Ciò che ha luce non mi appartiene


E lì stava,
come se pregasse, in posizione, una posizione incantevole. Ricordava un'Arca lignea in una verde vallata.
Lei pregava.
In realtà, ogni secondo della nostra vita preghiamo.

La preghiera è Desiderio.
Il Desiderio ci mantiene Vivi.
Vivere è un Desiderio di Volontà.

Poi con il tempo si accorse che la stasi è assenza di volontà, che stare fermi è essere morti, che aspettare qualcuno che venga ad esaudire i nostri  propri Desideri è non credere abbastanza nei nostri propri Desideri.

E stava lì, come se attendesse la morte.

Un giorno, un Essere simile in tutto a Lei, si mise al suo fianco. Identici, in tutto e per tutto. Solo una cosa non coincideva: Lei aveva gli occhi aperti e il suo gemello li aveva chiusi.

Da quel momento Lei iniziò a muovere gli occhi, per scoprirne il perché. Da quel momento dimenticò la fissità, l'Astrazione.
   Certo, una volta l'Astrazione era qualcosa di Santo, però, poi, con il tempo si rese conto che la Santità è Assenza.
L'assenza, il meno clemente di ogni male -Cantava Paul Marié Verlaine.

Il bisogno della materialità, per Imparare a crescere. La necessità della mobilità, che Nobilita gli Esseri, e che si fa pericolo per Essi, perchè raca ferite -chiaro, lo fa crescere.

Lei si ripeteva: Ciò che ha luce non mi appartiene.
Si ripeteva, Incantandosi al suo cospetto.

I suoi occhi chiusi, gli occhi chiusi di Lui, guardavano-cercavano dentro.

Quando si svegliò la Mantide religiosa,
Lui non aveva più gli occhi.

Ciò che ha luce non mi appartiene.

mercoledì 16 ottobre 2013

Grazia imprevista


Il passato dimenticato dagli occhi
è sangue che diviene miele.
Incanti ciclici


T'assopisci, nelle notti dove Acqua risplende e protegge i sogni da ciò che sei. T'assopisci e ti accechi.
  Orco, dove rispondi a silenzio con incanti ciclici, che mai dimenticherai?

Movimenti ostili di ali fatate, ingabbiate.

T'assopisci dimentico del mondo, incatenato a te.
  Sorte ti ha donato un quieto vivere.
Fortuna a te. Cecità salvifica.
Non devi andare a pregare contro la tempesta.
Il Granchio è un Cancro

Uno due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci undici dodici tredici quattordici quindici sedici diciassette diciotto granchi, ho contato questa notte in sogno -era notte?
Diciotto granchi ho contato, gli altri non me li ricordo più o forse semplicemente non ce ne erano più -o forse ancora più semplicemente ho smesso di contare, 18 granchi, perchè contarli? Non ne basta uno, di granchio, per intendere il soggetto, del discorso. Prendere il singolo ed analizzarlo e farlo durare, nel discorso, nel pensiero che cammina all'indietro come un granchio.
Ho camminato all'indietro diciotto volte questa notte nel sogno, era un sogno? Diciotto granchi, diciotto volte è la maggiore età del pensiero di granchio, la maggiore età del lasciarsi andare, indietro, nell'abisso della maggiore età.
E così viviamo camminando verso la maggiore età dandole le spalle con gli occhi puntati a ciò che è stato.
Il Granchio è un Cancro.



Il Nostro


Hai venduto il nostro bosco
   e ci hanno costruito,
un parcheggio.